martedì

Internet 2.0 - Misurati i benefici per le aziende


Le nuove tecnologie web generano un buzz che può sembrare attraente, ma le imprese devono sempre tenere un occhio ben aperto verso i benefici misurabili prima di investire. Il ROI è una delle principali preoccupazioni del marketing, soprattutto in un periodo di difficile congiuntura.

Secondo l'indagine "Global Survey" realizzata da McKinsey Quarterly, le aziende intervistate in merito ai benefici ottenuti nell'utilizzare i vari strumenti Web 2.0 è emerso che tali strumenti sono perfetti per gestire e mantenere i rapporti tra i dipendenti, così come con i clienti e i partner esterni.

Quando si tratta di clienti, i blog sono lo strumento più utile, portano alle aziende benefici misurabili pari al 51%. Rispettivamente si classificano al secondo e terzo posto il video-sharing e il social networking, pari al 48% ciascuna, e i feed RSS per il 45%.

Tecnologie come wiki, podcast, tags sono ritenute meno utili, più della metà degli intervistati (il 52%) ha dichiarato comunque che gli strumenti del Web 2.0 sono degli efficaci strumenti di marketing.

BLOG E GIORNALISTI - QUELLO CHE OBAMA NON DICE (O NON HA MAI DETTO) da wittgenstein

Inventarsi una guerra e averla già persa

A dimostrazione di quanto scrivevo ieri, oggi sulla Stampa si fanno dire a Obama cose che non ha mai detto contro i blog e i blogger, ma che stanno evidentemente nelle teste di molti giornalisti in stato d’assedio psicologico e in distratta rimozione di quali siano le più grandi fonti di notizie che non lo erano: le stesse per cui scrivono. Nella brevissima intervista ai due giornali di Toledo e Pittsburgh – che avevo linkato ieri – Obama dice solo queste cose.

“Journalistic integrity, you know, fact-based reporting, serious investigative reporting, how to retain those ethics in all these different new media and how to make sure that it’s paid for, is really a challenge”
“I am concerned that if the direction of the news is all blogosphere, all opinions, with no serious fact-checking, no serious attempts to put stories in context, that what you will end up getting is people shouting at each other across the void but not a lot of mutual understanding”
“What I hope is that people start understanding if you’re getting your newspaper over the Internet, that’s not free and there’s got to be a way to find a business model that supports that.”

Attenzione: che Obama abbia una diffidenza rispetto all’affidabilità delle discussioni che circolano in rete l’aveva già detto lui stesso in un’intervista al New York Times a marzo, ma niente più di questo. E come vedete, in questi passaggi di Obama ci sono solo due opinioni sulla rete: che si perda il “serious fact checking” (perso da tempo nelle redazioni dei giornali italiani) e che si debba trovare un modello di business per l’informazione online. Non discuto queste opinioni, anche se ce ne sarebbe: sono comprensibili e fondate, benché generiche, molto sintetiche e dimentiche del fatto che gli stessi difetti si trovino nei media tradizionali, che anzi li hanno insegnati e legittimati.

Ma la Stampa di oggi invece titola “Obama dice basta ai blogger” e in una montagna di articoli mette in bocca al presidente cose che non ha mai detto. La cosa più buffa e deludente, è che infila “i blog”, “i bloggers” e “la blogosfera” come soggetto di ogni preposizione, dove Obama si è limitato a usare una sola volta il termine blogosfera. Nessuno vuole difendere i blog a ogni costo (”i blog” non esistono e sono mille cose buone e cattive, come i libri, i giornali, i film, eccetera), ma che i grandi quotidiani italiani vadano in cerca di legittimazione sostenendo che il loro grande nemico siano i blog e tirino per la giacchetta uno che fino a ieri hanno sostenuto essere stato eletto grazie alla rete e ai blog, fa ridere nel migliore dei casi. Per non parlare della questione del fact-checking: ecco cosa avrebbe detto Obama secondo la Stampa di oggi.

Più controllo sulle notizie che circolano su Internet

ciò che vuole scongiurare è il rischio che il declino dei giornali su carta porti all’affermarsi di una blogosfera «senza controlli» su che cosa viene scritto.

Obama ammette di essere rimasto colpito dalla decisione del «Rocky Mountain News» di Denver e del «Seattle-Post Intelligencer» di cessare le pubblicazioni su carta passando completamente all’online, come anche dalle serie difficoltà in cui versano testate blasonate come il «Chicago Tribune», il «Los Angeles Times» e il «New York Times». (questo nell’originale lo scrive l’articolista, non Obama, che ha semplicemente “noted the trend”)

Sul fronte del web il presidente è invece assai più esplicito nel far capire che vuole intervenire.
«Sono molto preoccupato per il tipo di informazione che circola nella blogosfera – spiega – dove si trova ogni sorta di informazioni e opinioni senza che vengano verificate, con il risultato di portare gli uni a gridare contro gli altri, rendendo più difficile la comprensione reciproca»

Obama ha sparato a zero contro la blogosfera (bùm!)

Il fatto è che il presidente americano non ne può più dei blog «pieni solo di opinioni, privi di controllo sui fatti, gestiti da persone che gridano una contro l’altra senza un minimo di comprensione reciproca»

Vedendo all’orizzonte un nuovo mondo nel quale anche la politica sarà giudicata e indirizzata da una blogosfera incontrollata, Obama ha deciso di investire nel vecchio buon giornalismo su carta

La maggior parte dei «blogger» non è interessata alla verità, alla verifica delle informazioni che riporta online, al rispetto delle opinioni altrui. E’ animata invece da un furore ideologico nel quale prevalgono, come dice Obama, le approssimazioni e la mancanza di responsabilità, condite con raffiche di insulti contro chiunque non sia d’accordo.

Ma la cosa più palesemente falsa scritta oggi sulla Stampa, e smentita da se stessa è questa.

ma è certo che per ora l’attacco al giornalismo dei professionisti è fallito

Che cos'è la Pubblicità

C’è un cieco in un parco, a marzo, che chiede l’elemosina.
Ha un cartello con scritto:
sono cieco aiutatemi.

Passa un pubblicitario, prende il cartello, lo gira e scrive una nuova frase.
Poi lo rimette davanti al cieco e se ne va.

La sera, al rientro dal lavoro, il pubblicitario si ferma e chiede al cieco: “com’è andata la giornata?”
“Ho ricevuto molte offerte”, dice il cieco, “ma cosa hai scritto sul cartello?”

Il pubblicitario sorride, e dice... ho scritto
sta iniziando la primavera ed io non potrò vederla

David Letterman-Le migliori gaffe di Bush

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lunedì

Twitter più Brand Oriented

Uno studio condotto da un team di ricercatori della Penn State University ha scoperto che il 20% dei Tweets tendono ad essere orientati e legati ai brand, e tali Tweets ne parlano sia bene che male.

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La gente sta usando i tweets per esprimere le loro reazioni, sia positive che negative, e per entrare in contatto con prodotti e servizi delle aziende", ha dichiarato Jim Jansen, professore associato di scienze dell'informazione e della tecnologia. "I Tweets sono quanto di più vicino si può avere al pensiero dell'acquisto dei clienti per prodotti e servizi."

La ricerca ha esaminato anche il fenomeno della micro-comunicazione, in particolare per il suo valore come media di word-of-mouth. Più di mezzo milione di tweets sono stati esaminati nel corso dell'osservazione. In particolare, il team di ricerca ha cercato tweets che parlavano di brand per scoprire perché il marchio era stato citato (per vedere un prodotto, informare gli altri) e ha scoperto che si connettono alla marca-tweeter per i loro prodotti.

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Le aziende utilizzano la comunicazione microblogging per la notorietà del marchio e la relazioni con i clienti" ha detto Janson.